F.A.Q. - Domande frequenti

L’omeopatia utilizza estratti di origine vegetale, organica o minerale preparati secondo la farmacopea omeopatica.

Scienziati studiosi delle proprietà dell’acqua, come il prof. Giuliano Preparata (1942-2000, fisico italiano), il prof. Francisco Varela (1946-2001, biologo, neuroscienziato, epistemologo cileno), il prof. Emilio Del Giudice (1940-2014, fisico italiano), il prof Luc Montagnier (medico biologo e virologo francese, Premio Nobel per la Medicina), il prof. Vittorio Elia (prof. associato, responsabile della ricerca nel settore della chimica-fisica delle soluzioni, presso il Dipartimento di chimica presso l’Università Federico II di Napoli) non sono di questo parere. Gli studi sull’acqua informata più recenti (2014-2015) si riferiscono ai domini di coerenza quantistica, in grado di intrappolare fotoni all’interno della molecola. La succussione (scuotimento del contenitore del rimedio omeopatico in forma diluita) permetterebbe lo scambio di informazione e la distribuzione dei domini nella soluzione, cioè la comunicazione tra domini elettromagnetici. Gli esperimenti del professor Vittorio Elia confermano che è sufficiente la vicinanza di due contenitori di vetro con la soluzione liquida (uno con soluzione omeopatica, l’altro con acqua pura) perché l’informazione venga trasferita dall’uno all’altro, tuttavia, come mostrato dal professor Montagnier, inserendo una parete di metallo fra i due contenitori, la comunicazione si interrompe e l’informazione non viene trasferita. Tali domini elettromagnetici restano attivi fino a 600°C! Ecco perché è possibile mantenere stabili le strutture dell’acqua anche nei globuli e granuli omeopatici che si attivano e trasferiscono la loro informazione quando entrano in contatto con la saliva o l’acqua.

E’ vero che non intossicano poiché le soluzioni omeopatiche sono preparate attraverso una metodologia particolare che richiede diluizioni successive e succussioni (scuotimenti) e del principio attivo da cui si parte non c’è più traccia già dopo pochi di questi passaggi diluizione/succussione e quindi si perde ogni proprietà tossica.

Sì se viene assunto un rimedio scorretto (non individualizzato sulla totalità dei sintomi psico.emotivi-fisici) e peggio ancora se assunto ripetutamente. Ma anche quando un rimedio corretto venga ripetuto durante il miglioramento si avrà un’alterazione della risposta psico-immuno-neuroendocrina dell’organismo.

Certamente sì poiché attraverso il rimedio omeopatico individualizzato con una visita accurata è possibile migliorare lo stato psico-immuno-neuroendocrino e quindi la risposta agli stimoli stressanti di qualunque natura. La scelta del rimedio individualizzato deve essere fatta dal medico competente in omeopatia.

Unico fondatore della medicina omeopatica è il dottor Samuel Hahnemann (1755-1843) che nelle sue due opere principali “L’Organon dell’arte del guarire” e “Le malattie croniche” ne illustra dettagliatamente i principi. In particolare uno di questi nel paragrafo 273 dell'Organon spiega che viene somministrato un solo rimedio scelto sulla totalità dei sintomi da guarire e secondo la legge dei simili e aggiunge che nella terapia omeopatica non è permesso dare al malato due diverse medicine in una volta. Non è perciò concepito in omeopatia utilizzare prodotti contenenti più rimedi insieme, né prescrivere l’utilizzo contemporaneamente di più prodotti omeopatici (es. uno al mattino, uno diverso al pomeriggio e un altro tipo ancora alla sera).

Come confermano i dati sull’efficacia dell’omeopatia raccolti nell’Indagine sulle conoscenze e attitudini verso la medicina Omeopatica” nel 2004 e riconfermati da una analoga indagine svolta nel 2014, i risultati sono ottimi sia nelle malattie acute che croniche.

Nella malattia acuta, il rimedio individualizzato corretto permette un rapido miglioramento dello stato generale. Nella malattia cronica, che per definizione in medicina è ritenuta inesorabilmente progressiva, l’azione del rimedio omeopatico individualizzato può certamente rallentare se non fermare la progressione della malattia e in ogni caso migliorare la qualità di vita del paziente. Va tenuto presente che sulla capacità di risposta dell’organismo all’azione del rimedio omeopatico agiscono diversi fattori quali: la severità dei sintomi, la durata della malattia cronica, la quantità e qualità dei farmaci convenzionali utilizzati in concomitanza con la terapia omeopatica, norme igieniche e tenore di vita scorretto, le predisposizioni genetiche ed acquisite.

A qualsiasi età, ma soltanto nel momento in cui vi sono i segni di un disturbo della salute, che non è da confondere con la semplice indisposizione, cioè disturbi insorti recentemente e di scarsa rilevanza (es. raffreddore, mal di testa lieve/moderato che passa col riposo, ecc.) e per i quali è sufficiente una correzione del regime alimentare e del tenore di vita.

Non si può fare il “fai da te”, ma è bene rivolgersi al medico omeopata che, dopo aver eseguito una visita accurata per individuare il rimedio adatto alla totalità dei sintomi, potrà fare la prescrizione corretta. Possono prescrivere rimedi omeopatici (per gli umani) soltanto i professionisti iscritti all’Albo dei Medici e degli odontoiatri. Recentemente (Comunicazione 9 trasmessa dalla FNOMCeO in data 21/02/2015) relativa all’Accordo Stato-Regioni e Province Autonome in tema di formazione dei medici chirurghi e degli odontoiatri che esercitano l’Agopuntura, la Fitoterapia e l’Omeopatia a tutela della salute dei cittadini e a garanzia del corretto esercizio della Professione, sono stati indicati i criteri per il percorso formativo che consente di acquisire il titolo e l’iscrizione ad appositi elenchi. Riguardo all’omeopatia, gli standard formativi stabiliti a livello mondiale dalla L.H.M.I. (Liga Medicorum Homeopathica Internationalis) e dall’E.C.H. (European Committee for Homeopathy) perché un medico e un odontoiatra siano competenti in materia sono di 600 ore di formazione (teoria e pratica clinica dell'omeopatia).

Quando si tratta di un sintomo intenso o ricorrente bisogna rivolgersi al medico omeopata il quale, dopo una visita accurata per individuare la disregolazione dell'organismo, sulla base della totalità dei sintomi potrà prescrivere il rimedio omeopatico e la cura individualizzata corretti, quindi seguire il paziente durante tutto il percorso della cura. Diverso è il caso dell'indisposizione, cioè di un sintomo sopportabile e occasionale che richiede soltanto una correzione del regime alimentare e del tenore di vita.

In genere la visita omeopatica ha una durata media di un'ora, ma può arrivare anche a un'ora e mezza-due in base alla gravità della situazione presentata dal paziente. Le domande che il medico omeopata pone al paziente sono numerose, cominciando dalla richiesta del paziente e proseguendo con l'annotazione di tutto ciò che di rilevante il medico ascolta e osserva, interessandosi a tutte le funzioni dell'organismo, alimentazione, tenore di vita, relazioni interpersonali, fattori ambientali e sociali (famiglia,scuola, lavoro, divertimento, ecc.), lo stato psico-emotivo, fattori di stress emotivo e fisico che hanno preceduto la comparsa dei sintomi. Si pone molta attenzione all'anamnesi famigliare e patologica remota e alle terapie effettuate anche in precedenza, per evidenziare fattori di predisposizione. Può essere utile anche quanto emerso dal racconto di eventuali parenti e amici. Questa indagine eprmette di rilevare il "quadro di malattia" . Poiché sintomi generali e indeterminati come "mal di testa, debolezza, malessere, insonnia" non eprmettono di fare una prescrizione, il medico omeopata dovrà indagare minuziosamente ciò che nel "quadro di malattia" risulta particolare, non comune, quasi esclusivo (vd Paragrafo 153 dell'Organon di S. Hahnemann). Infine il medico omeopata, che conosce gli effetti della sperimentazione dei rimedi omeopatici sui soggetti sani, sarà in grado di prescrivere quel rimedio che corrisponde allo stato di disregolazione del paziente al fine di indurre reazioni fisiologicamente coordinate nella direzione della guarigione.

Le soluzioni omeopatiche sono preparate attraverso una metodica particolare a partire da una soluzione che presenta una piccola quantità di soluto diluita in liquido acquoso e scossa energicamente. L'operazione può essere eseguita centinaia di volte, ma già dopo 4-5 di questi passaggi la quantità di soluto è ridotta ai limiti della misurabilità e via via il principio attivo inizialmente presente non è più rintracciabile. Di fatto le soluzioni omeopatiche presentano proprietà chimico-fisiche differenti dal diluente usato in partenza, acquisendo nuove proprietà, per esempio aumenta notevolmente la conducibilità elettrica e anche il calore generato dal mescolamento con una soluzione alcalina. Anche il pH varia i maniera misurabile. Per ulteriori chiarimenti si rimanda alla domanda "L'omeopatia è acqua fresca".

Il rimedio omeopatico è un estratto di origine vegetale, organica o minerale preparato secondo la farmacopea omeopatica, sperimentato nell’uomo sano* e verificato nei suoi effetti curativi sul soggetto malato al quale il rimedio è prescritto secondo la legge dei simili. La “legge dei simili” corrisponde all’effetto di risonanza ben noto in fisica, e qui si intende che ogni sostanza diluita e dinamizzata capace di provocare sintomi nel soggetto sano (malattia artificiale), può guarire quegli stessi sintomi in un soggetto malato. *Nella nota 1 del paragrafo 285, dell'“Organon” di Samuel Hahnemann è scritto: “Un principio fondamentale per il medico omeopatico è di non usare per nessun malato alcuna medicina che non sia stata prima sperimentata nell'uomo sano e che non sia nota”.

Molti disturbi tipici della gravidanza possono essere efficacemente risolti con l'omeopatia, evitando così l'assunzione di farmaci che potrebbero perturbare o addirittura danneggiare la madre e il piccolo. Il travaglio e il parto possono essere facilitati e durante l'allattamento è possibile sostenere la donna nel recupero delle proprie energie e permettere al piccolo di trarre il massimo giovamento per la sua crescita.

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