"Sull'urgenza di una riforma nel campo della medicina" S. Hahnemann

Sull’urgenza di una riforma nel campo della medicina” S. Hahnemann

by / Wednesday, 29 July 2015 / Published in Archive
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Lettera di Hahnemann al suo amico dottor Hufeland (pubblicata in francese nel 1808)

trad. Lea Corso

Lettera a un medico di alto rango “Sull’urgenza di una riforma nel campo della Medicina”.

Mio caro amico, non posso resistere, al desiderio di svelarvi il mio modo di pensare e le mie convinzioni, di cui già da tempo ho voglia di confidare al pubblico.

Da 18 anni mi sono allontanato dalla strada battuta nel campo della medicina.

Per me era un supplizio il camminare nell’oscurità, con i nostri libri, allorché dovevo trattare degli ammalati, e prescrivere loro, seguendo l’ipotesi sulle malattie, delle cose che erano dovute all’arbitrarietà del loro posto nella materia medica. Ne facevo un caso di coscienza, quello di curare degli ammalati, e di prescrivere, secondo questa o quella ipotesi sulle malattie, delle cose il cui posto dipendevano dall’arbitrarietà della materia medica. Per me era un caso di coscienza trattare gli stati patologici sconosciuti dei miei fratelli sofferenti con questi medicinali sconosciuti, che nella loro qualità di sostanze molto attive, possono, quando non hanno il titolo di una rigorosa appropriazione, che i medici non saprebbero loro dare, poiché non si hanno ancora esaminato il loro veri effetti, possano così facilmente, lo dico io, fare trapassare dalla vita alla morte, o produrre dei nuovi pericoli e dei malanni cronici, spesso più difficili da allontanare della malattia primitiva.

Cosicché diventare l’assassino o il boia dei miei fratelli era per me una idea così spaventosa e triste, che nei primi periodi del mio matrimonio, ho rinunciato alla pratica in modo da non espormi più nel nuocere, e mi occupavo esclusivamente di chimica e di lavori letterari.

Ben presto arrivarono dei bambini. Delle grave malattie colpirono questi esseri a me cari, che erano la mia carne e il mio sangue. Vedendo che non potevo dare loro un sollievo certo, i miei scrupoli raddoppiarono .

Dove trovare dei soccorsi, dei soccorsi sicuri, con le nostre teorie sulle nostre medicine che riposano solo su vague osservazioni, spesso su delle pure congetture, con queste innumerevoli dottrine delle malattie che riempiono le nostre classificazioni Solo colui che crede senza esaminare tutto quello che si è detto sulle virtù delle medicine, può rimanere calmo in mezzo ad un tale labirinto, poiché lo incontra in centinaia di volumi, che riguardano come altrettanti oracoli non solo le definizioni che i nostri patologi danno delle malattie, oltre che alle prospettate cure di queste malattie seguendo delle visioni arbitrarie di cui i nostri testi terapeutici sono pieni, che non attribuiscono le morti sopraggiunte alla sua pratica abitudinarie di tirare, per modo di dire, al bersaglio alla cieca, e non vede che se la deve prendere all’incertezza e alla nullità della sua arte, se tra le sue mani le malattie acute si aggravano e si prolungano, se gli effetti cronici si dimostrano nella maggior parte dei casi ribelli .

Chi ci mette tutto, morte ed esasperazione solo sul conto dell’incurabilità del male, della disobbedienza del paziente, o altre piccole circostanze simili, e chi ha la coscienza così larga per accontentarsi di simili scuse, per combattere le malattie, guardi attraverso il prisma di questi sistemi, con delle medicine sino ad oggi sconosciute, la cui azione non è ininfluente sulla vita e la morte.

Dove trovare dei soccorsi certi? Diceva sospirando il padre sopraffatto dai lamenti e dei dolori dei suoi cari bambini. Ovunque, intorno a se, tenebre e deserti! Punto di sollievo per il suo cuore oppresso!

Otto anni di pratica esercitata con l’attenzione, la più scrupolosa, mi aveva fatto conoscere il nulla dei metodi di cura ordinari. Sapevo benissimo, attraverso la mia triste esperienza, quello che ci si doveva aspettare dai precetti di Sydenham e di Hoffmann, di Boerhaave e di Gaudius, di Stoll, di Quarin, di Cullen e di Haen.

Comunque, forse è nella natura stessa della medicina, come è stato già detto da diversi grandi uomini, di non potersi elevare ad un più alto livello di certezza?

Blasfemo, idea vergognosa, gridai picchiandomi la fronte! Cosa! La saggezza infinita dello spirito che anima l’universo non avrebbe potuto produrre dei mezzi che alleggerissero le sofferenze causate dalle malattie, alle quali, dall’altra parte, ha permesso di venire ad affliggere gli uomini!

La sovrana bontà paterna di colui che nessun nome potrebbe designare in un modo degno di lui, che si attiene largamente ai bisogni stessi dei microorganismi (microbi) per noi invisibili, che diffonde con profusione la vita ed il benessere in tutto il creato, sarebbe capace di un atto di tirannia, e non avrebbe voluto che l’uomo fatto a sua immagine potesse, con il soffio divino che lo penetra e l’anima, trovare nell’immensità delle cose create dei mezzi propri per liberare i suoi fratelli dalle sofferenze spesso peggiori della morte stessa! Lui il padre, di tutto ciò che esiste, vedrebbe con sangue freddo il martirio al quale le malattie condannano la più cara delle sue creature, e non avrebbe permesso al genio dell’uomo, che d’altro canto rende tutto possibile, di trovare un modo facile e sicuro di vedere le malattie sotto il loro vero punto di vista, e d’interrogare le medicine in modo da riuscire a sapere in quale caso ognuna di loro possa essere utile, possa fornire un aiuto reale è sicuro!

Avrei rinunciato a tutti i sistemi del mondo piuttosto che ammettere una tale blasfemia.

No! C’è un Dio, un Dio buono, che è bontà e la saggezza stessa! Dunque ci deve essere un mezzo, creato da lui, di vedere le malattie sotto il loro vero punto di vista e di guarirle con certezza, un mezzo che non sia nascosto nelle astrazioni senza fine e nelle ipotesi di cui solo l’immaginazione paga lo scotto.

Perché questo mezzo non è stato trovato se da venti o venticinque secoli ci sono degli uomini che si definiscono medici?

È perché si trova troppo vicino a noi è troppo facile, è perché per arrivarci non ci volevano né brillanti sofismi, né seducenti ipotesi.

Bene, allora mi dico! Poiché ci deve essere un mezzo sicuro e certo di guarire, quanto c’è un Dio, il più saggio è migliore degli esseri, lascerò il campo ingrato delle spiegazioni ontologiche, non ascolterò più le opinioni arbitrarie, che con qualche arte sono state ridotte a sistemi, non m’inchinerò più davanti all’autorità dei nomi celebri; ma cercherò vicino a me, dove deve essere, questo mezzo a cui nessuno ha pensato, perché era troppo semplice, perché non sembrava abbastanza scientifico, poiché non era attorniato da corone per i maestri nell’arte della costruzione di ipotesi e di astrazioni scolastiche. Poteva andare bene solo a me, che non volevo, per compiacere ad un sistema, per lusingare un capo di una setta, consegnare i miei figli in pericolo alla morte che gli aveva preparato la pratica volgare. Non ho tratto vanità dal piccolo libro (La Médecine de l’expérience) nel quale ho fatto conoscere questo mezzo. Per me bastava la soddisfazione dell’averlo trovato, averlo presentato ai miei fratelli in una forma semplice che conviene alla verità, e di aver aperto una nuova strada, quanto era possibile farlo per iscritto, cioè senza dimostrazione al capezzale del malato in un ospedale. Per quanto riguarda me, ecco in quale modo mi ingaggiavo in questa nuova via. Mi sono detto, come riusciresti a sapere per quale patologie le medicine sono state create? Utilizzeraiesperimenta per morte snelle malattie stesse? Oh! No; i venticinque secoli durante i quali abbiamo seguito questa unica via insegnano abbastanza sul fatto che conduce solo all’illusione, e mai alla certezza.

Pensai, devi osservare il modo in cui le medicine agiscono sul corpo dell’uomo, quando si trova in uno stato di buona salute. Allora i cambiamenti che determinano non succedono invano, e devono certamente significare qualcosa; poiché, senza ciò perché si adoperavano? Forse è l’unica lingua in cui possa esprimere all’osservatore lo scopo della loro esistenza; forse le modifiche e le sensazioni che producono nell’organismo dell’uomo in salute dove le loro voci non sono soffocate da quella dei sintomi morbosi è l’unico modo in cui possano rivelare all’osservatore senza pregiudizi la loro tendenza speciale, l’energia positiva e pura in virtù della quale agiscono sul corpo, cioè distruggono l’armonia che costituisce la salute, è la guarigione quando è stata perturbata dalla malattia!

In seguito mi chiedo: come le medicine potrebbero produrre quello che compiono nelle malattie, salvo che in virtù di questa proprietà che hanno di gioire nella modificazione del corpo dell’uomo che non è ammalato?1 Non saprebbero sicuramente guarire in altro modo.

Ma se gli effetti che le medicine producono nelle malattie dipendono unicamente della proprietà in virtù della quale operano dei cambiamenti nell’uomo in salute, ne consegue che quel sintomo tra quelli in cui si trova l’insieme dei sintomi caratteristici di un caso morboso qualunque, deve avere il potere di guarire sicuramente questa malattia, poiché esiste una grande analogia tra gli incidenti ai quali quest’ultima da luogo e quelli che lo stesso provoca nell’uomo in salute.

In una sola parola, ne consegue, che le medicine possono guarire solo malattie analoghe a quelle che loro stesse hanno l’attitudine a produrre, e che determinano solo effetti cronici che hanno il potere di guarire nelle malattie.

Continuai a dirmi, se non mi sbaglio, deve essere così; altrimenti, come sarebbe possibile che la febbre intermittente e quella quotidiana della quale ho ottenuto la guarigione radicale, qualche settimana fa, tramite una o due gocce di tintura di china (quinquina), offrissero dei sintomi quasi identici a quelli che ieri ed oggi ho osservato su me stesso, allorché, sotto forme di esperienza, ho preso poco a poco, anche se in salute, quattro grossi granuli di china?


Da allora, mi misi a raccogliere gli incidenti che gli osservatori di tanto in tanto avevano rilevato dalla somministrazione di medicinali introdotti in certe quantità nello stomaco degli uomini sani, e che avevano consegnato senza attenzione nei loro libri. Poiché in questo modo ottenevo solo un piccolo numero di informazioni, cominciai a provare diverse sostanze mediche su dei soggetti sani, e rilevai che gli incidenti che determinavano corrispondevano in modo sorprendente a quelli che gli Stati cronici che dovevano guarire facilmente e senza recidive.


Allora non potei esonerarmi di guardare come una proposta incontestabile che bisogna rinunciare a qualsiasi discussione ontologica sulla malattia, soggetto per sempre enigmatico, che basti a colui che vuole guarire di considerare ogni malattia come un gruppo di sintomi e di sensazioni, in modo da poterla annientare senza resistenza, con l’aiuto di una sostanza medica capace, da sé, a produrre dei sintomi morbosi analoghi in un soggetto sano, a condizione che il malato eviti le cause apprezzabili di questa malattia, se si vuole che la guarigione sia durevole.


Riconobbi che questo metodo di considerare le malattie, abbracciandone tutti i sintomi che offrono in ogni caso particolare, era l’unico esatto, l’unico che conveniva per la guarigione; che le forme croniche ammesse nelle nostre nosologie, questi ritratti costruiti con frammenti staccati da questi disparati, oramai non dovevano più impedire che noi prendessimo un’idea reale delle sofferenze offerte dalla natura al letto dell’ammalato(!); che le terapie non potevano più indurre il medico coscienzioso in errore, con le loro indicazioni curative arbitrariamente immaginate e che non sussisteva più il bisogno di perdersi in discussioni metafisiche scolastiche sull’impenetrabile causa prima delle malattie, questa fissazione del razionalismo, che ha solo condotto a metodi chimerici (illusori) di trattamento.


Riconobbi che l’unico metodo di guarigione era stato trovato, senza nessuna aggiunta da parte dell’uomo, senza nessun abbellimento scientifico.
Ma questa strada non era ancora stata seguita! Fui obbligato a lanciarmici da solo, unicamente con le mie forze, aiutato solo dalle mie risorse. Lo feci con fiducia e successo.


Scegli le medicine a seconda dei sintomi che una osservazione ripetuta ti ha insegnato essere prodotti da essi nel corpo dell’uomo sano, dalle in caso di malattia che ti offrirà un gruppo di sintomi compresi nella serie di quelli che tale o talaltra sostanza è capace di produrre da se stessa, e sicuramente guarirai la malattia e lo farai facilmente. In altri termini, ricerca qual è la medicina che, tra i sintomi provocati da questa nel corpo di un uomo sano, offre nel modo più completo l’insieme di quelli che si presentano nel caso di malattia, e questa medicina procurerà con certezza è facilità la guarigione.

Questa legge che ho estratto dalla natura stessa delle cose, la seguo da diversi anni, senza mai aver avuto bisogno di ricorrere ai metodi della medicina volgare. Da dodici anni, non ho più bisogno di purganti per evacuare la bile o la flegma (mucosità, uno dei 4 umori di Ippocrate); non più tisane rinfrescanti, di risolutivi o d’incisivi, neanche di antispasmodici, di calmanti o d’ipnotici, non più irritanti e neanche fortificanti, non più diuretici e sudorifici, non più analgesici esterni e agenti che provocano bruciore, non più sanguisughe e ventose, non più cicatrizzanti, in una sola parola non più di questi mezzi che le terapie generali dei diversi sistemi prescritti per riempire d’immaginarie indicazioni curative. Da allora, ho guarito solo seguendo le leggi della natura che ho appena enunciato, e da cui non mi sono allontanato nemmeno una volta.

Quale è stato il risultato? Quello che doveva essere.

Non scambierei contro tutti i più esaltati beni della terra la soddisfazione che questo modo di procedere mi ha procurato.

Nel corso di queste ricerche, che hanno necessitato di tanti anni, ho fatto una scoperta importante. Ho riconosciuto che agendo sull’uomo sano, le medicine danno vita a due serie opposte di sintomi, gli uni appaiono subitaneamente o poco tempo dopo che la sostanza è stata introdotta nello stomaco o messa in contatto con una parte qualunque, mentre l’altra, completamente all’opposto, si manifesta poco dopo la sparizione dei primi. Furthermore, ho constatato, che l’unico caso dove le medicine procurano un soccorso durevole, è quello in cui c’è concordanza tra i sintomi che determinano durante le prime ore della loro azione sull’uomo sano e quelli della malattia che si vuole combattere, poiché questa è annientata con una rapidità incredibile dalla malattia molto analoga alla quale la sostanza medicinale dà luogo. Questo è quello che chiamola Méthode curative ou radicale“, poiché solo essa guarisce in modo durevole, con certezza è senza conseguenti sofferenze.

D’altra parte, ho anche riconosciuto, quello che ora è facile prevedere, che seguendo la marcia inversa, che è quella che di solito adottano le scuole (contraria contrariis curentur), cioè contrapponendo gli effetti primitivi delle medicine a dei sintomi cronici contrari, per esempio l’oppio ad una insonnia abituale o ad una diarrea cronica, il vino ad una debolezza incallita, i purganti ad un restringimento abituale del ventre, si ottiene una guarigione palliativa, un sollievo di solo qualche ora, perché, passato questo lasso di tempo, arriva il secondo periodo di azione della medicina, che porta l’effetto contrario dell’effetto primitivo, cioè uno stato analogo a quello della malattia che si vuole combattere, e che, di conseguenza, si aggiunge a questa, e la peggiora.

Tutte le volte che la medicina ordinaria combatte dei sintomi con delle medicine, lo fa solo secondo le regole consacrate dall’utilizzo, cioè in modo palliativo. Sino ad ora, non conosce il procedimento curativo che ho appena indicato.

Ma questa scoperta è così importante che se si mettesse in pratica presto l’esperienza insegnerebbe ad ognuno che solo applicando i medicinali secondo il metodo di cura Similia similibus, si può ottenere un risultato durevole, in pochissimo tempo e con l’aiuto di dosaggi più bassi, mentre il metodo palliativo, seguito da tutti i medici senza eccezione, può dare sollievo solo per qualche ora, dopodiché il male riappare più forte di prima, a meno che, cosa che succede spesso, il medico da qualche giorno di sollievo momentaneo, ripetendo e aumentando ogni volta il dosaggio. Ma d’altra parte questi alti dosaggi di una medicina che non è curativa e omeopatica, provoca come conseguenza dei nuovi stati cronici, che spesso sono più difficili da guarire della malattia primitiva e che molto spesso si conclude con la morte.
Vediamo, senza bisogno d’insistere su questo argomento, che questo metodo palliativo è senza efficacia nelle malattie croniche nel riportare ad una salute perfetta chi ne soffre. L’esperienza ci insegna che sino ad oggi nessun disturbo cronico è stato guarito in poco tempo dalla medicina e che qualche volta, se i pazienti si ristabiliscono il risultato è dovuto ad un cambiamento felice prodotto sia dall’attività spontanea della natura, sia da una medicina adeguata che il caso aveva fatto scivolare tra quelle utilizzate, oltre che da circostanze fortuite.


Oltre a questi danni spesso irreparabili che la medicina palliativa porta alla salute degli uomini, c’è l’inconveniente di consumare un’incredibile quantità di medicinali dispendiosi, che si è obbligati a prodigare con dei dosaggi a volte enormi per produrre una parvenza di risultati favorevoli. Abbiamo visto Jones a Londra utilizzare 100 libre di china in un anno, e vi sono dei medici che annualmente, hanno bisogno di diverse libre di oppio.

È precisamente il contrario del metodo curativo. Poiché ha bisogno solo di una piccola eccitazione medicamentosa per spegnere prontamente una eccitazione cronica analoga, i suoi bisogni di sostanze mediche di buona qualità si riducono a così poco, anche per quelle che si utilizzano di più, che mi faccio lo scrupolo di darne una valutazione approssimativa, per la paura d’eccitare per la troppa sorpresa.


Seguendo questo metodo, che differisce da tutti gli altri, che è quasi totalmente l’opposto, il medico guarisce con una certezza sorprendente anche le malattie croniche più incallite; e quando, tra le medicine molto conosciute, ne trova una che possa andare perfettamente bene, è un lasso di tempo la cui breve durata oltrepassa ogni credenza che li guarisce, senza lasciare alcun dolore, nessun turbamento.

Ora, se la principale, l’unica missione del medico è, come credo, di guarire le malattie, di liberare i suoi fratelli da una folla di malanni che impediscono loro di gioire della vita, e spesso rende loro l’esistenza insopportabile, e frequentemente mettono la loro vita in pericolo, o sconvolgendo la loro ragione, come colui nel cui seno batte un cuore sensibile, dove brucia la più piccola scintilla dei nobili sentimenti che inspira all’uomo il desiderio di essere utile ai suoi simili, potrebbe esitare un solo istante a scegliere questo metodo infinitamente migliore di tutti gli altri e a calpestare le credenze delle scuole, anche se avessero tre mila anni? Le scuole non ci insegnano a soddisfare la nostra coscienza guarendo gli uomini; ma ci insegnano quello che bisogna fare per darsi delle arie di sapere e di profondità agli occhi del mondo. Solo l’uomo senza energia guarda i pregiudizi nocivi come una cosa sacra ed inviolabile perché esistono; al contrario, il vero saggio, li calpesta felicemente, in modo da lasciare il posto alla verità eterna, che non ha bisogno della ruggine del tempo, delle attrazioni della novità o della moda, e delle declamazioni dello spirito del sistema, per ottenere sanzione.

Bisognava che qualcuno aprisse la contesa, e l’ho fatto.

Oggi la strada è aperta. Tutti gli uomini di coscienza possono seguirla.
Ma se questo metodo classico che la contemplazione calma della natura ed il disprezzo dei pregiudizi consacrati mi ha fatto scoprire, è in diretta contraddizione con tutti i dogmi delle nostre scuole, come in passato le prediche lanciate da Luther dall’alto della cattedra di Wittenberg lo erano con lo spirito della gerarchia sacerdotale, lo sbaglio non è nelle mie verità o in quelle di Luther.2


Confutatele, queste verità, se potete, facendo conoscere un metodo curativo ancora più efficace, più sicuro e più gradevole del mio; non confutatele con le parole, poiché già ne abbiamo tante.

Ma se l’esperienza vi prova, come è successo a me, che il mio metodo è il migliore, usatelo per guarire, per salvare i vostri simili, e fattene onore a Dio.

 

1Questa proprietà certamente varia in ogni minerale, dunque ognuno, di conseguenza, offre una serie particolare di fenomeni, d’incidenti e di sensazioni. Anche Ogni specie di pianta deve avere un’azione medicinale distinta; le specie stesse devono differire tra di loro, poiché la costanza delle loro caratteristiche esterne, già indicano che sono degli esseri differenti. La provvidenza, ci ha dunque abbondantemente dispensato le potenze curative! dunque ci servono solo uomini abbastanza saggi, abbastanza indipendenti, per scuotere le catene dei pregiudizi, e per rinunciare alle teorie. Armati di pazienza, umanità sofferente!

2Quel poco di positivo che si trova negli innumerevoli volumi di medicina consiste nella cura scoperta per caso da due o tre malattie prodotte da un miasma che rimane sempre uguale a se stesso, la febbre intermittente autunnale delle palude, il male venereo e la scabbia degli operai. Vi si potrebbe aggiungere quella grande scoperta fortuita della conservazione del vaiolo tramite il vaccino. Dunque, queste tre o quattro cure si applicano solo in virtù del mio principio Similia similibus. Dai tempi di Ippocrate, la medicina non ha nient’altro di positivo da offrirci; la guarigione di tutte le altre malattie gli è rimasta ignota.

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